In questo articolo si parla di:
di Sara Canali

La parola resilienza indossa diversi volti. Uno di questi è quello di Alessandra Fior, triatleta classe 1979 che è tornata a correre dopo aver affrontato la sua sfida più importante, quella con il tumore al seno. E lo ha fatto mettendo in campo forza e passione, ma senza mai nascondere fragilità né paure, proprio come si fa nello sport, dove ogni traguardo lo si raggiunge solo mettendo sul tavolo chi si è davvero.

Come Alessandra Fior, circa una donna su tre è colpita da un tumore nel corso della vita, per questo il 9 maggio i volontari AIRC torneranno nelle piazze per distribuire l’Azalea della Ricerca a fronte di una donazione di 15 euro. L’Azalea sarà affiancata da una speciale Guida con informazioni su prevenzione, cura dei tumori e alcune facili ricette da dedicare alla mamma. Un gesto responsabile che può fare la differenza nel far progredire la ricerca.

Igienista dentale, la sua passione per lo sport nasce quasi per caso. La nascita del figlio Filippo nel 2009 le modifica il corpo, arrotondandole i fianchi e amiche neo-mamme le dicono che la corsa è il modo migliore per tornare in forma. Così Alessandra comincia a correre e lo fa nel suo Veneto, scoprendo le bellezze del paesaggio, i boschi e le zone verdi dietro casa. Si innamora delle colline, del trail running nella natura e comincia a partecipare a qualche gara, la domenica, giusto per dare un obiettivo al suo allenamento.

Va forte Alessandra Fior, lei che fino a quel momento non aveva mai fatto sport, ma che fin da piccola coltivava il desiderio di entrare in Accademia di Polizia per vestire la divisa e ricevere una formazione sportiva. “Era un desiderio che non so dire da dove venisse, come se avessi una predisposizione mentale di cui però non avevo fatto esperienza attraverso il corpo”, racconta.

“L’Accademia stava a Roma e per i miei genitori, a quel tempo, era difficile poter pensare di mandare la loro bambina lontana da casa. Così ho rinunciato a quel sogno e non ho mai cominciato a fare sport, fino all’età di 30 anni. Quando è nato mio figlio, mi sono regalata una bici da corsa. È stato un istinto, non so come si nato in me questo desiderio e come sia poi arrivata a farlo davvero. L’ho presa e negli anni successivi l’ho usata pochissimo, ma era lì e questo mi faceva stare bene, non ho mai pensato di volerla rivendere. Lo sport allora era ancora una fiamma poco intensa che aveva appena iniziato ad accendersi”.

Le prime gare la fanno notare, negli anni diventa sempre più forte e nel circuito amatoriale si fa conoscere. Nel 2016 la società sportiva di Conegliano le chiede di partecipare alla mezza maratona organizzata proprio dalla squadra. Alessandra accetta per senso del dovere, ma con poche aspettative. “Accadde che arrivai quarta assoluta tra le donne e il presidente mi chiese di entrare a far parte della squadra di triathlon: necessitava quote rosa e in me aveva visto qualcosa di particolare”. Anche il nuoto, terzo tassello della sua vita, arriva quando meno se lo aspetta. Nel portare Filippo in piscina, resta folgorata dal gesto atletico dei nuotatori master, soprattutto dal delfino e decide che anche lei deve arrivare a muoversi in quel modo.

Il corso di nuoto, la ripresa della bicicletta e la corsa, che resta sempre nelle sue corde, Alessandra piano piano si trasforma sempre più in atleta della triplice disciplina e l’invito del presidente a far parte della squadra si fa allettante. Nel 2016 partecipa a un super sprint a Vittorio Veneto e uno sprint a Lignano dove vince subito i due titoli di campionessa regionale di categoria.

“Nel 2017 passai agi triathlon olimpici e ai mezzi Ironman: quell’anno affrontai in tutto 12 gare. Capii che quella era la mia dimensione sua dal punto di vista dell’appagamento di emozioni in termini di emozioni, sia per quanto riguarda il rendimento fisico: durante una gara di breve distanza tutto ti sfugge, mentre nell’endurance vivi dei momenti incredibili di gioia portati anche dai risultati che mi portarono a pensare di essere pronta per il mio primo Ironman. Era il 2019 e sentivo fosse arrivato il momento di chiudere un cerchio. Sostengo che per definirmi triatleta devo arrivare alla laurea, ovvero l’ironman, ma questa è il mio pensiero”.

Grazie a coach Fabio Vedana della DDS di Milano, Alessandra arriva a preparare il suo Ironman in 6 mesi e a chiuderlo in 11 ore e un quarto. Nel dicembre 2019, quando Alessandra è al top della preparazione, nota un’irregolarità al profilo del seno. “Mi fermai per 30 secondi, cominciai a tremare come se avessi anticipato un film pesante. Ne feci confidenza con un’amica che provò a rasserenarmi, ma decisi di prenotare una visita urgente da un’amica medico che mi visitò e capì che c’era un problema: un carcinoma al seno da operare subito. Non mi dimenticherò mai quando lo specialista ha pronunciato la parola tumore. Le mie mani hanno iniziato a tremare e sono scoppiata in un pianto disperato”.

Una settimana prima del suo intervento chirurgico inizia il primo lockdown da coronavirus. Siamo a Marzo del 2020 e da questo momento, tutto il percorso di operazione, chemio e cure Alessandra lo deve affrontare da sola, isolata dal mondo e anche dal figlio Filippo per evitare complicazioni date le sue basse difese immunitarie. “Inoltre, svolgendo una professione a rischio, dovetti stare 7 mesi senza vivere la mia entità lavorativa, né di mamma. Mi fu sconsigliata la vicinanza con mio figlio, potevo vederlo solo all’aperto e quando i valori ematici me lo consentivano. Sette mesi di terapia a Conegliano da affrontare da sola”.

“Lo sport fu il braccio teso che non è mi è mai mancato, è stata la terapia dell’anima e della mente, non smisi mai di farlo, fino a stare 9 ore di seguito sui rulli. Una mattina, alla fine del lockdown, ma soprattutto 3 giorni dopo la seconda chemio, riuscì a fare in bici il Muro di Ca’ del Poggio. La cosa arrivò alle orecchie del governatore Zaia che mi scrisse sostenendo che non fossi normale, ma che rappresentavo un esempio di coraggio”.

Dopo una mastectomia totale del lato sinistro del seno, ora Alessandra sta procedendo con una terapia quinquennale di prevenzione perché cancinoma è fortemente ormonale e prevede una somministrazione intramuscolare mensile e terapie quotidiana. Questo però non ha fermato il suo calendario che per questa stagione si prefigura fittissimo: “Ci sarà un Ironman in Spagna e diversi mezzi Ironman, Ferrara, Sardegna, la Maratona delle Dolomiti e poi una pedalata con Linus e sono stata chiamata come testimonial in alcune tappe del e-giro d’Italia”.