
Un personal best non è quanto lontano riesci a correre. Quanto velocemente tagli il traguardo. Quanto è alto il tuo punteggio. O quante ripetizioni riesci a fare. Un personal best non è un numero. È qualcosa di più. Un personal best è una sensazione. Per alcuni è un’emozione incredibile. Per altri, significa semplicemente sentirsi bene. Quindi, non importa come
scegli di muoverti. Non importa quanto sei veloce o lento. Celebriamo le emozioni. Non il numero.
Questo è il manifesto della nuova campagna ASICS “New Personal Best”, lanciata il 10 ottobre in occasione della Giornata Mondiale sulla Salute Mentale, e attraverso la quale il brand ridefinisce il concetto di personal best: un nuovo studio ha rivelato infatti che l’ossessione per l’esercizio fisico orientato a raggiungere la performance scoraggia molti italiani dall’allenarsi. Gli intervistati non hanno la fiducia necessaria per farlo o sono troppo in imbarazzo ad andare in palestra.
- L’81% di chi fa attività fisica crede che la frase “no pain, no gain” sia ancora valida quando si tratta di sport.
- Tre quarti di chi non pratica esercizio fisico (75%) vorrebbe avere più fiducia in se stesso, e il 46% afferma di sentirsi troppo in imbarazzo ad andare in palestra perché pensa di non corrispondere alla “tipica” figura sportiva.
- Il 65% sarebbe più propenso ad allenarsi se i protagonisti delle pubblicità sportive fossero persone comuni
- Il 38% ammette che vedere contenuti che esaltano l’attività fisica sui social media li fa sentire un fallimento prima ancora di iniziare a praticare.
ASICS si oppone a una cultura dello sport ossessionata dalla performance, una condizione che contribuisce a scoraggiare le persone dal praticare esercizio, incidendo sulla loro salute mentale e fisica. Il brand spera così di motivare più individui a praticare attività per il proprio benessere psichico, ridefinendo il concetto di personal best per concentrarsi su come l’esercizio fisico ci fa sentire.
Gary Raucher, evp, ASICS EMEA, afferma: “L’industria dello sport evidenzia da anni che l’unica cosa che conta è ottenere un tempo più veloce, una distanza più lunga, un punteggio più alto e fare più ripetizioni. Sebbene l’obiettivo sia quello di motivare le persone, le nostre ricerche dimostrano che l’effetto è inverso e che crea invece una cultura intimidatoria che allontana dall’esercizio fisico, cosa che ci stiamo impegnando a cambiare.
L’87% ammette di essere a conoscenza dei benefici che lo sport ha sul benessere psicologico e il 41% afferma di aver vissuto personalmente un problema di salute mentale o di conoscere altre persone che l’hanno vissuto (ad esempio familiari o amici). Questi elementi non sono ancora purtroppo una motivazione sufficiente a far muovere queste persone, ma è quello che la campagna spera di poter cambiare.