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RaidLight trail running

È stato un ritorno in grande stile quello di RaidLight che nel 2020, dopo una breve parentesi in Rossignol, è tornato nelle mani del suo fondatore e di una ventina di appassionati trail runner. Oggi, grazie a RV Distribution, è sbarcato nuovamente in Italia, un mercato promettente e dalla grandi potenzialità per un brand dal dna 100% trail running e con un forte legame con il proprio territorio. Ne abbiamo parlato con Benoît Laval.

RaidLight è stata fondata da un trail runner per i trail runner: quando è nata la tua passione per questa disciplina e cosa ti ha spinto a trasformarla anche in una professione? 

Ho cominciato a correre all’età di 10 anni: atletica leggera, pista e cross sono le attività in cui mi sono inizialmente cimentato. Ho sempre preferito le distanze lunghe e i percorsi più difficili. E ho sempre amato anche la montagna, dove sin da adolescente ho trascorso le mie vacanze. A 20 anni ho iniziato a correre le prime maratone, per approdare al trail running nel 1998. Nel frattempo ho studiato ingegneria tessile. Volevo lavorare nelle Alpi e nel mondo dello sport e, alla fine, ho trovato impiego come designer di zaini per l’outdoor. Associare i miei bisogni di sportivo alla mia professione, e realizzare quindi prototipi e prodotti sulla base delle mie stesse esigenze, è stato spontaneo. Il gusto per la sfida come imprenditore mi ha spinto poi a creare un mio marchio e ad aprire una mia azienda: così è nata RaidLight. Ma sono partito da zero e senza pensare troppo in grande. Un po’ come succede durante le gare di ultratrail, dove pensi solo al prossimo rifornimento.

Dopo essere stato acquisito dal Gruppo Rossignol, nel 2020 RaidLight è tornata nelle tue mani, quelle del suo fondatore. Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a fare questo dietrofront?

Con l’ingresso nel Gruppo Rossignol speravamo in un’ulteriore crescita di RaidLight, considerate le maggiori risorse in ambito commerciale e logistico su cui poter disporre e contare. Questo sviluppo però non è avvenuto. Ho lasciato RaidLight per un anno, il 2019, e durante questo periodo per due mesi ho girato il mondo con la mia famiglia e nel restante tempo ne ho approfittato per formarmi in ambito finanza, marketing digitale e coaching. È stata anche l’occasione per riflettere su cosa mi sarebbe piaciuto fare dopo. E nel 2020, all’inizio della pandemia di Covid, ho capito che era meglio che Rossignol si separasse da questo marchio che non riusciva a far fruttare. Il desiderio poi di continuare a creare prodotti da trail era in me ancora ben presente. Così ho rilevato RaidLight insieme a un gruppo di una ventina di azionisti appassionati di trail running.

Nel 2011 viene inaugurato l’Outdoor Lab che, oltre a essere l’headquarter del brand, è anche un punto di contatto per tutti gli amanti del trail running. Come è nata l’idea di aprire questa stazione nel cuore del Massiccio del Chartreuse in Francia? Che attività vengono svolte nello specifico?

L’idea era quella di “estendere” nel mondo fisico ciò che eravamo riusciti a fare virtualmente sul web, ossia condividere con una comunità di clienti e corridori la nostra passione per il trail running, accogliendoli in sede per provare i prodotti, correre insieme o semplicemente prendere un caffè. Per far ciò, abbiamo messo a disposizione capi e accessori da testare, docce, macchina del caffè e individuato dei sentieri tracciati che partissero direttamente dalla nostra sede. Rapidamente tutto ciò si è trasformato in un successo turistico con la presenza di decine di migliaia di corridori all’anno. Per noi l’Outdoor Lab continua a essere un vero e proprio laboratorio di test, condivisione e scambio con i nostri clienti.

Nel 2014, sempre all’interno dell’Outdoor Lab, viene aperto l’atelier made in France di RaidLight, dove vengono realizzati prodotti di alta gamma. Parlaci di questa “collezione nella collezione”.

L’idea è nata dalla sfida di produrre alcuni dei prodotti in Francia piuttosto che in Asia. Abbiamo studiato diverse tecnologie, come, per esempio, termolegatura, taglio laser e sublimazione, per robotizzare e automatizzare una parte delle operazioni di produzione e offrire un valore aggiunto. Fabbrichiamo maglie, pantaloncini e la nostra gamma più tecnica e leggera dei nostri gilet da trail running. Ora l’atelier è composto da 10 dipendenti e produce il 20% dei prodotti RaidLight. Nel 2023 l’obiettivo sarà quello di raddoppiarne le dimensioni.

Quali sono i prodotti su cui state spingendo di più?

Dal 1999, da quando è nata RaidLigt, vestiamo i trail runner dalla testa ai piedi con un equipaggiamento ad alte prestazioni adatto a ogni avventura outdoor. Mancava solamente la scarpa che abbiamo aggiunto in collezione nel 2012.

Poco più di un anno fa avete dichiarato che il vostro obiettivo entro il 2022 sarebbe stato quello di realizzare il 75% (la percentuale di partenza era 20%) dei capi in materiali riciclati dalle scarpe, all’abbigliamento, fino agli accessori. È stato raggiunto? Quali sono i prossimi passi per diminuire il vostro impatto sul pianeta?

Abbiamo raggiunto questo obiettivo che avevamo a cuore per il nostro ambiente: il 75% dei tessuti RaidLight sono ora realizzati in materiale riciclato. Per continuare a ridurre il nostro impatto, abbiamo anche equipaggiato la nostra sede di pannelli fotovoltaici. Da questo punto di vista, la nostra produzione dislocata in Francia è sicuramente un altro aspetto importante.

a cura di Manuela Barbieri

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